In attesa della elezione del nuovo Pontefice è bene ricordare che anche il Varesotto ha contribuito a scrivere la storia della chiesa. Mentre tre futuri Papi calcarono il nostro territorio, altri due possono essere ricondotti ad una discendenza originaria dei luoghi.
Passiamo ad analizzare ciascuno secondo l’ incidenza storica.
Gregorio XIV
Niccolò Sfondrati (Somma Lombardo, 11 febbraio 1535 – Roma, 16 ottobre 1591), divenne il 229º papa l’8 dicembre 1590 e fu sepolto nella Basilica di San Pietro.
Nacque a Somma Lombardo, feudo della sua famiglia nel castello tuttora presente, essendo la mamma una Visconti. Studiò legge a Perugia, Firenze e Padova e si laureò a Pavia, quindi decise di entrare nella vita ecclesiastica. Nel 1551 ricevette l’ordinazione sacerdotale e divenne abate di Civate. Il 13 marzo 1560, a venticinque anni, venne eletto vescovo di Cremona, città dei suoi avi e della sua giovinezza, ma rimase lontano da questa sede in quanto partecipò al Concilio di Trento. Durante il concilio ebbe un ruolo importante, prendendo parte a tutte le sessioni dal 1561 alla conclusione nel 1563. Tornato a Milano, maggio del 1564, venne consacrato vescovo nella cattedrale cittadina dall’ arcivescovo Carlo Borromeo; fece il suo ingresso solenne a Cremona dedicandosi attivamente all’amministrazione della propria diocesi.
Il 12 dicembre 1583 venne nominato cardinale da papa Gregorio XIII. Prese parte al conclave del 1585 e ai due conclavi del 1590 che elessero rispettivamente Urbano VII e poi lui stesso.
Viene descritto come uomo pio e religioso, dai costumi molti rigorosi, ma di salute alquanto cagionevole fin dalla giovane età. Durante la sua permanenza presso la curia romana come cardinale divenne molto amico di San Filippo Neri e sostenne la sua idea di oratorio.
Il suo breve pontificato venne segnato da un evento clamoroso, la scomunica di Enrico IV di Francia, dichiarato eretico e persecutore della Chiesa pertanto privato dei propri dominii; a tal fine Gregorio radunò un esercito mercenario per muover guerra alla Francia.
Grande ammirazione ebbe per San Camillo de Lellis, mantenne ottimi rapporti con San Filippo Neri, San Luigi Gonzaga e con il futuro cardinale Bellarmino.
Pio IV
Il castello di Frascarolo a Induno nel 1543 fu acquistato da Gian Battista Medici marchese di Marignano. Con l’avvento della famiglia Medici s’inizia la ristrutturazione e l’abbellimento del castello che sarà trasformato in una residenza tipicamente cinquecentesca, il cui restauro fu iniziato da Gian Battista e proseguito dai fratelli Giovanni Angelo, che poi divenne papa con il nome di Pio IV, e da Gian Giacomo, famoso condottiero.
Pio IV, nato Giovanni Angelo Medici di Marignano (Milano, 31 marzo 1499 – Roma, 9 dicembre 1565), fu il 224° papa. Era fratello della madre di san Carlo Borromeo, Margherita Medici di Marignano, famiglia non imparentata con i Medici di Firenze, ma di origine lombarda.
Il fratello maggiore Gian Giacomo Medici detto il Medeghino divenne un valente soldato di ventura, la cui brillante carriera militare lo portò al comando delle truppe imperiali che conquistarono la città di Siena e gli ottennero il titolo di Marchese di Marignano con tutti i privilegi connessi per sé e per i propri discendenti.
Giovanni Angelo, figlio minore, studiò legge a Pavia e a Bologna, interessandosi anche di filosofia e di medicina. Divenne un quotato esperto giurista, ma all’età di ventotto anni decise di entrare al servizio della Chiesa andando a Roma. Nel 1528 in Lombardia fu arciprete di Mazzo in Valtellina, nel 1529 ritornò a Roma quale protonotario apostolico.
Fu governatore di diverse città importanti, fra cui Ascoli Piceno e Fano e arcivescovo della diocesi di Ragusa di Dalmazia, infine cardinale nel 1549 con il titolo di Santa Prudenziana. Fu legato pontificio in Romagna e capo delle truppe pontificie; il 25 dicembre 1559 fu eletto papa quale risultato di un compromesso fra i partiti favorevoli rispettivamente alla Spagna e alla Francia; la cerimonia di investitura ebbe luogo il 6 gennaio 1560.
Come era consuetudine del tempo, Pio IV non fu immune dall’esercizio del nepotismo, conferì infatti il cardinalato e la carica di arcivescovo di Milano al nipote Carlo Borromeo, uomo talmente integerrimo e di elevata spiritualità da conferire onore e lustro alla chiesa ed al suo pontificato.
Clemente XIV
Gian Vincenzo Antonio Ganganelli (Santarcangelo di Romagna, 31 ottobre 1705 – Roma, 22 settembre 1774), è stato il 249° vescovo di Roma e papa. Alcune fonti tramandano che Clemente XIV visse a Varese per un periodo presso il convento di san Francesco a Biumo Superiore.
I Castiglioni
A questo breve elenco si possono aggiungere altri due Papi che hanno radici autoctone discendendo dai Castiglioni, originari del borgo omonimo.
Le notizie sono incerte e contraddittorie su Celestino IV, Goffredo Castiglioni (Milano, 1160 – Roma, 10 novembre 1241) 179° Papa. Figlio del nobile milanese Giovanni Castiglioni e di Cassandra Crivelli quindi nipote di Uberto Crivelli, Papa Urbano III.
Il Castiglioni, eletto Papa, già seriamente malato, anche a causa del conclave tenuto in luoghi malsani, morì il 10 novembre successivo, dopo diciassette giorni dalla nomina e tredici dalla consacrazione. Tra gli studiosi sorse il dubbio che il Celestino IV morì senza essere effettivamente consacrato: questo potrebbe essere avvalorato dal fatto che morì senza emblema e senza sigilli, infatti alcune cronologie non lo indicano nell’elenco dei Papi.
Altro appartenente ai Castiglioni di Cingoli nella Marca Anconitana è Pio VIII, Francesco Saverio Castiglioni (Cingoli, 20 novembre 1761 – Roma, 1 dicembre 1830), fu Papa dal 1829.
Il suo rifiuto di prestare il giuramento di fedeltà a Napoleone, re d’Italia, lo condannò prigioniero in Francia, ma nel 1816 fu nominato cardinale di Santa Maria in Trastevere. Nel conclave che seguì alla morte di papa Leone XII, Castiglioni, appoggiato della Francia, fu eletto papa il 31 marzo 1829.
Di salute cagionevole, debilitato dall’intenso lavoro e malato da tempo di gotta, morì il mattino del 1° dicembre 1830. Nonostante ciò, le circostanze della sua morte dettero adito alla supposizione che fosse stato vittima di avvelenamento.
Come mai Pietro da Morrone, colui che fece “il gran rifiuto”, prese il nome di Celestino collegandosi spiritualmente a Goffredo Castiglioni papa Celestino IV?
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