L’ultima volta ci eravamo sentiti qualche tempo addietro per ricordare i cinquant’anni dalla conquista del primo scudetto della Ignis. Fu un lungo colloquio tra Caserta e Varese nel corso del quale Giovanni Gavagnin riprese il cammino della sua vita sportiva dagli inizi in quel di Portogruaro come calciatore al passaggio al basket prima proprio nella squadra locale e poi a Trieste per approdare, quindi, a Varese.
A Trieste, dove aveva conosciuto quella che doveva diventare la sua compagna di una vita e – come Giovanni – varesina di adozione. Anche con lei ebbi modo – in altra occasione sempre in quel bellissimo ponte, fatto di ricordi, tra Varese e Caserta – di riproporre i tempi andati tra i quali proprio lei indicava il soggiorno varesino come il più bello della sua vita.
E Giovanni ricordava proprio tutto. L’epopea cestistica con quella meravigliosa prima grande conquista, il suo primo coach a Varese Rico Garbosi “con il quale” diceva “capii subito che se non si correva, di spazio in squadra non ce ne sarebbe stato per nessuno”, tutti i compagni delle altre stupende conquiste.
E mi chiedeva un po’ di tutto e di tutti avendo nella mente – e soprattutto nel cuore – i tanti amici che, sempre qui, aveva lasciato e tutte le vicende che qui aveva vissuto.
Mai aveva abbandonato la sua modestia nonostante i grandi traguardi raggiunti come campione anche in azzurro; la sua semplicità, nonostante le eccezionali doti cestistiche tra l’altro stranamente caratterizzate da quel tiro da fuori che nessuno capiva come un semi-orbo come lui riuscisse a non fallire mai.
Quando gli chiesi se non avesse mai sentito il desiderio di tornare a stabilirsi dalle nostre parti per porre fine a quell’esilio che la costituzione della Ignis sud gli aveva imposto rispose che ormai al così detto esilio si era ben ambientato e che a dissuaderlo da ogni diversa velleità (pur esistente) erano stati il crescere delle figlie, e, più ancora, la differenza di clima.
Ha avuto giusto il tempo di prendere atto della vittoria del suo vecchio amore Varese su quello che gli era succeduto Caserta.
Un ultimo ricordo. Insieme a quello di tanti amici e compagni di squadra. Con quelli che lo hanno preceduto ricomporrà le file dei campioni.
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