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Sport

NADIA, UN ARGENTO CHE SA DI ORO

ETTORE PAGANI - 22/02/2013

Un soffio. Briciole. Quanto basta per vederti sfuggire di sotto gli sci un titolo mondiale.

È la beffa toccata a Nadia Franchini che nella discesa mondiale stava assaporando il gusto dell’oro dopo che aveva fatto meglio di tutte le antagoniste più pericolose attendendo solo il termine della gara senza più patemi. Tanto meno le sarebbero potuti venire da una sconosciuta francesina che in tutta la sua carriera non aveva mai vinto una prova. E invece questa Marion Rolland arriva giusto in tempo – a pericoli per Nadia orami sventati a gara pressoché ultimata – a strapparle un sogno, a scolorire una medaglia che già aveva assunto riflessi aurei sbiancandoli in un argento pur sempre di gran prestigio ma reso un po’ opaco solo dall’enormità della delusione.

Pensateci su. Neppure può passarvi per la testa di dovervi inchinare a qualcuno quando una piccola fresca rossoblù arriva a battervi a sostituire sul pennone più alto la bandiera dei transalpini al nostro tricolore.

Sia chiaro un argento mondiale rimane cosa grande. Lo scorno difficile da assorbire viene dalle modalità: quelle dividere in sfumare all’orizzonte il giallo di un sole che tramonta per fare posto all’argento di una luna che sorge.

Nadia, comunque, ha accettato, apparendo sorridente anche dopo l’arrivo della Rolland, e con simpaticissima sportività.

Peccato che l’urlo di dolore che l’aveva accompagnata in quella disastrosa caduta di qualche anno fa non abbia potuto essere soffocato da un altro di altrettanta intensità per la gioia. Che non manca certo ma senza esplosione.

Lo sport prevede anche questo.

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