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Ambiente

RIAPRIRE LA CASA-MUSEO

ARTURO BORTOLUZZI - 22/02/2013

La casa museo Pogliaghi in una cartolina d’epoca

Era il 5 dicembre 2000 quando ebbi a scrivere una lettera al presidente della Fondazione Lodovico Pogliaghi, al presidente della Congregazione dei conservatori della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, al prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e al vicario generale della Curia arcivescovile di Milano per affrontare il tema della preoccupante situazione di abbandono in cui versava il museo Lodovico Pogliaghi al Sacro Monte di Varese, chiuso al pubblico.

Scrivevo a seguito della pubblica conferenza dal titolo “Lodovico Pogliaghi, memorie tradite”, relatore il professor Silvano Colombo. E facevo presente che nel corso della stessa e nell’ampio dibattito seguito si era denunciata la situazione di grave degrado in cui si trovano l’immobile, chiuso al pubblico dal 1993, le collezioni d’arte conservate all’interno e all’esterno dello stesso, nonché – denunciavo ancora – l’asportazione da detta casa-museo della biblioteca e dell’archivio del professor Pogliaghi.

Si era evidenziata la mancanza di un custode della casa essendo deceduta la persona che ricopriva tale mansione, senza trovare un idoneo sostituto. Quindi, in considerazione del fatto che la proprietà dell’immobile in oggetto spetta e compete, per donazione e successivo testamento di esso professor Lodovico Pogliaghi, alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, con vincolo di assicurare la conservazione delle raccolte lasciate e il profitto che dalle raccolte stesse possano trarne gli artisti e gli studiosi; in considerazione ancora della più volte manifestata volontà del Comune di Varese di realizzare un sistema museale, facente capo al civico museo di Varese in cui, ferma la privata proprietà degli enti museali autonomi, possano esserne coordinate le attività da quell’unico centro; e in considerazione poi dell’intenzione della Regione Lombardia di supportare e favorire tali iniziative e dell’esistenza di un Piano strategico dell’area varesina in cui enti pubblici e privati concorrono a perseguire iniziative volte a rendere effettivo lo sviluppo territoriale e del fatto che, Varese, riconosciuta città turistica dalla Regione Lombardia, ha tutto l’interesse a recuperare nel più breve tempo possibile un bene, come quello in oggetto, d’alto valore storico e culturale, che dopo l’auspicato, necessario rilancio ben potrebbe rientrare nel circuito nazionale delle case museo; in considerazione del fatto che più volte è stata manifestata da parte di enti pubblici e privati la volontà di concorrere alle spese economiche necessarie per il recupero del bene in oggetto e la stabilizzazione della sua struttura; e in considerazione dell’esistenza di un’apposita Fondazione, costituita per iniziativa dello stesso professor Pogliaghi (fondazione avente per scopo: “quello di contribuire secondo gli intendimenti ideali e artistici del fondatore alla decorosa e vigile custodia, conservazione ed aumento delle raccolte artistiche e degli oggetti artistici esistenti nella casa Pogliaghi in Santa Maria del Monte sopra Varese, sia con riferimento ai beni mobiliari di cui all’atto di donazione, sia con riferimento a tutti quelli non compresi nell’atto di donazione e attualmente di proprietà del fondatore; completare, ampliare, e conservare i beni immobiliari di cui al detto atto di donazione quelli compresi nel patrimonio della presente fondazione, curando altresì che gli stessi vengano sempre destinati agli scopi che furono indicati dal donatore; curare che le raccolte siano mantenute intatte e nei luoghi prefissati e che tutte le disposizioni del donatore siano rispettate”)…

Tutto ciò premesso, dicevo, avevo richiamato alle proprie responsabilità, per le competenze di ciascuno gli enti a cui mi ero rivolto perché con la massima celerità volessero impegnarsi a costituire le migliori condizioni per la risoluzione di tutte le problematiche evidenziate in ossequio principalmente alle volontà del professor Lodovico Pogliaghi alla cui attuazione è interessata tutta la comunità varesina.

A quella lettera non si era mai dato riscontro e non sono state fatte dal 2000 a oggi operazioni, se non marginali a tutela della casa Pogliaghi. Così, anche sulla scorta della recente condivisibile presa di posizione dell’associazione Amici del Sacro Monte, ho scritto di nuovo alle persone di cui sopra per rinnovare le richieste già fatte e per denunciare il loro stucchevole disinteresse.

Una aggiuntiva lettera l’ho fatta per sollecitare gli enti locali competenti (Comune di Varese, Provincia di Varese, Regione Lombardia), nonché il Prefetto di Varese.

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