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Cultura

SE IL CUORE DEL MAGA BRUCIA

LUISA NEGRI - 22/02/2013

L’interno del MAGA

Il non amore può uccidere. Niente di peggio del soffio dell’indifferenza, o la sensazione dell’avversione per una creatura forse non mai (o non più) desiderata. Tante polemiche si sono fatte e sprecate già all’indomani della nascita del MAGA di Gallarate. La creatura non sembrava affatto da buttar via, almeno agli occhi sinceri di chi voleva solo guardare e ammirare. E aveva destato in molti il giusto orgoglio dell’avere in casa, o appena fuori porta, un museo di arte contemporanea, in una nuova struttura che città più importanti possono solo invidiare. Ma non pochi, indossate le cieche lenti fotocolor dell’ideologia, riuscivano a vederci un neonato dalla fame smodata, un Pantagruel che già troppo aveva divorato, e ancora avrebbe continuato a divorare nel nome di madre cultura.

La notizia dell’incendio al MAGA, i bagliori del fuoco saliti dal tetto hanno sembrato confermare, allo scoppio del dramma, questo destino triste di rifiuto, di opposizione a una creatura forse sfortunata fin dalla culla e mai del tutto accettata. Un giorno conosceremo – lo speriamo ardentemente, verrebbe da dire – l’ esatta causa dell’incendio. Eppure l’episodio ha portato nuova linfa alla considerazione di una struttura che i cittadini, quelli che semplicemente vivono la città, che ne sentono battere il cuore perché ci sono nati o cresciuti – e non si fanno ingannare da nessuna partigianeria – hanno fin dall’inizio dimostrato di amare nei fatti. Il dramma, mentre un pezzo di città sembrava andarsene nel cono grigio del fumo e delle ceneri, ha insomma ricondotto un po’ tutti alla realtà, a dimostrazione che questa creatura, nata nel 2010, è stata davvero desiderata da anni e da non pochi gallaratesi. A partire da Silvio Zanella, padre del Premio Città di Gallarate. Su di un nuovo museo aveva puntato tutte le sue forze, seppur convinto che fosse impresa non facile da condurre in porto, perché – disse a chi lo intervistava nella vecchia sede della Gam di via Milano – “l’arte contemporanea è la Cenerentola delle arti visive”.

È in quest’ottica che numerosi concittadini si sono ritrovati gomito a gomito, con coraggio ed energia, vincendo la paura, sfidando il fumo e il fuoco, per mettere in salvo le opere e contenere i danni. Accanto ai dipendenti del MAGA e ai soccorritori per mestiere, diversi volonterosi erano arrivati lì, con l’ intenzione di dare una mano o per manifestare la loro solidarietà. Non è di poco conto ricordare che il museo custodisce una collezione, iniziata nel ’50 dallo stesso Zanella col Premio Arti Visive città di Gallarate, in cui sono presenti opere dei grandi dell’arte contemporanea italiana. E non è da meno la considerazione che la città di Gallarate ha un’ antica tradizione di connubio tra arte e artigianato – ma artigianato di altissimo livello, che non è arte di serie B – che ha portato molti suoi cittadini, amanti della cultura, a farsi collezionisti, sponsor, o semplicemente conoscitori ed estimatori appassionati dell’arte contemporanea.

Questa è, e continuerà ad essere, la solida base del MAGA. La conferma arriva da tutti coloro che, a fiamme domate, hanno detto a una voce – col sindaco Guenzani e il direttore del museo Emma Zanella – che il MAGA non si ferma e verrà risanato al più presto. Gallarate non è nuova a questi scatti di vita, ricordate il Teatro delle Arti risorto dalle ceneri in men che non si dica?

Se qualcuno sta a rovesciarsi le tasche, mostrandole vuote, è perché deve ancora capire che madre cultura chiede, ma restituisce con generosità. Basta saperla conoscere e non buttarla via. Basta volerle bene.

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