Gli italiani hanno bisogno della verità delle cose, senza sconti, senza tragedie, ma anche senza illusioni. La gente non si fa più abbindolare da niente e da nessuno. Solo così si può partire e percorrere le strade che portano frutti per il bene del Paese e della gente (Bagnasco, Presidente della CEI a un’assemblea del Movimento Cristiano Lavoratori, giovedì 7 febbraio).
Realismo, responsabilità. Rifiuto d’ogni deriva demagogica, che è il disperato tentativo di smuovere un elettorato in molte parti sfibrato e disilluso. In precedenza monsignor Crociata, segretario generale del Consiglio della CEI: bisogna scegliere il meglio possibile concretamente, senza farsi ingannare da imbonitori d’ogni sorta.
La deriva demagogica ci sta davanti agli occhi col pericolo di una involuzione inarrestabile in questi tempi in cui la lentezza delle decisioni politiche si accompagna alla velocità dei mercati, in cui la democrazia USA si affida al pionierismo, mentre il liberalismo sociale, fondato su libertà e responsabilità e il primato del comunitarismo, eredità europea, rischiano di tracollare (bisogna dare un’anima all’Europa) di fronte ai nuovi dei, i capitali anonimi, che schiavizzano l’uomo.
Tanto più i cattolici devono reagire con uno scatto di dignità e sentire il dovere della partecipazione attiva alle scelte socio politiche, abbandonando qualunque idea di lobby cattolica e non contando su alcuna ala protettiva sotto cui schierarsi. L’iconografia cristiana ci presenta i santi cogli occhi aperti sul mondo, a differenza ad esempio di quella buddhista, che mostra ogni essere con gli occhi chiusi nella contemplazione interiore.
Già Paolo VI con l’Octogesima Adveniens (1971) coglieva nella politica il perseguimento del bene comune, con una decisa critica del marxismo e del liberalismo in versione grettamente economica, e Giovanni Paolo II con la Centesimus Annus invitava a sottoporre i dinamismi economici all’orientamento etico; nell’esortazione apostolica Christifideles Laici sottolineava il dovere dell’impegno politico. Per Benedetto XVI (Deus caritas est, n.26-29) si dichiara che è un errore opporre giustizia (compito della politica) alla carità proclamata dalla Chiesa, l’amore è sempre necessario anche nella società più giusta. La Chiesa poi propone la propria dottrina sociale a partire dalla ragione e dal diritto naturale; la ragione a sua volta deve essere liberata dal proprio accecamento (perseguimento di interessi di parte o ricerca del potere) e purificata. La via istituzionale della carità è poi tracciata nella Caritas in Veritate (2009).
Certo legittima è la varietà d’opzioni possibili, purché esercitata nella reciproca comprensione, senza gli irrigidimenti integralistici, bensì nella ricerca del bene maggiore in una determinata situazione. Qui il ruolo dei laici, chiamati a ordinare questo mondo al regno di Dio, non identificabile tout court con la Chiesa. Il mondo è creazione in corso nel mistero della ricapitolazione di Cristo (M. D. Chenu). Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso e mette in pericolo la propria salvezza eterna (GS 43). Assumano pertanto la propria responsabilità alla luce della sapienza cristiana, facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero (GS, ibid.).
Certo le elezioni del 24 e 25 febbraio minacciano di non essere risolutive col pericolo drammatico di un ritorno alle urne in fase di destabilizzazione: questa è un’ipotesi davvero da sventare.
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