Tra quarant’anni e anche di più ci sarà qualcuno degli attuali campioni che hanno partecipato al Festival di Sanremo, questa strana mistura canzonettistica pre-elettorale, i quali allo stesso Festival saranno debitori di fama e di successi tanto quanto molti protagonisti del passato? Difficile dirlo; difficile scegliere – almeno per quanto riguarda l’edizione appena presentata – tra i giovani Blastema o Nardinocchi o Ghiotto, e anche tra i big Marta sui Tubi o Gualazzi o Molinari con Cincotti.
Erano altri momenti, ma tra i “grandi” di una volta – cantanti singoli e gruppi – non si può non ricordare un quartetto (da molto tempo un trio) dal nome così evocativo, quello dei Ricchi e Poveri, che a partire dal Festival di Sanremo – tra una settimana esatta saranno trascorsi già quarantatré anni dalla loro prima apparizione – hanno navigato, loro di crescita ligure, giustamente; e così tanto da mettere in cascina qualcosa come una ventina di milioni di copie vendute in tutto il mondo tra dischi, CD e così via. E tuttavia, nel pieno della kermesse festivaliera, la notizia della morte improvvisa del giovane Alessio, il figlio di Franco Gatti, il “ricco e povero” più anziano e forse il più noto, quello coi baffoni e la voce bassa e profonda, ha messo nella cornice della commedia umana il tocco tristissimo e amaro della tragedia; la tragedia della vita, che mai è smussata dalla fama, dal successo, dalla ricchezza.
Al Festival i R&P arrivarono nel febbraio del 1970. La loro composizione s’era ufficializzata sul finire degli anni Sessanta. Un complesso vocale e strumentale formato, come da tradizione, da due uomini e due donne: Franco Gatti (1945), Angelo Sotgiu (1947), Angela Brambati (1949) e Marina Occhiena (1950). Le loro date di nascita sono desunte dal Dizionario della canzone italiana curato da Gino Castaldo. Ma in Wikipedia, tranne che per la Occhiena, risultano rispettivamente anticipate di tre, uno e due anni. Tempus fugit.
Del Festival di Sanremo, si diceva. I Ricchi e Poveri vi hanno partecipato una dozzina di volte e a buon diritto possono considerarsi dei veterani doc, meritevoli di onori, alla pari e più di altri personaggi (Modugno, la Cinquetti, Bobby Solo, Iva Zanicchi, Toto Cutugno; e anche Celentano o Mina o Vasco Rossi o Zucchero o, perché no, Gianni Morandi…). Alle loro prime due esibizioni – 1970 e 1971 – arrivarono secondi (La prima cosa bella e Che sarà); nel 1981 vinsero (Se m’innamoro), ma fu proprio quello l’anno in cui il quartetto diventò trio a seguito di una diatriba interna (il gossip parlò di un uomo conteso tra la “brunetta” – Angela Brambati – e la “bionda – Marina Occhiena –, ed ebbe infine la meglio la “brunetta”, che dell’uomo era la consorte).
Per tutti gli anni Settanta, in ogni caso, il quartetto furoreggiò in lungo e in largo nel Bel Paese. Sia nei sopravvissuti juke-box, sia nei due canali nazionali tv, che stavano però per moltiplicarsi, sia nei locali delle nostre coste marine. Durante la lontana estate del 1972, al dancing Sirenella di Riccione, l’aitante Angela faticava a sottrarsi agli inviti dei giovanotti: “Vi ringrazio, ma non posso uscire con voi… Sono qui perché devo lavorare…”.
La sfida, che andava oltre il canto, era appunto tra la Bruna e la Bionda. Ma anche come trio i Ricchi e i Poveri hanno continuato a spadroneggiare. Le loro “Mamma Maria” (1982), “Sarà perché ti amo” (1983), “Voulez vous danser” (1983) sono diventate così famose da essere usate come gingle pubblicitari. In definitiva i R&P – e magari anche in conseguenza delle loro vicende personali, extramusicali – sono divenuti parte integrante e patrimonio delle nostre memorie, del patrimonio nazionale.
Sul nome ufficiale e definitivo (all’inizio si chiamavano i Fama Medium, dall’acronimo formato delle rispettive iniziali dei nomi di battesimo), anch’esso oggetto com’è logico di discussioni e di ironie, la leggenda parla di un intervento del loro mentore e scopritore: Franco Califano. Così il giornalista e storico della canzonetta Enzo Giannelli ricorda il battesimo da parte del cantautore romano, ma di origine libica: “Siete poveri di soldi (ndr, l’epoca è ancora quella della fine degli anni Sessanta), ma ricchi di buonumore. Il nome giusto per voi è Ricchi e Poveri”.
Un nome fortemente italiano, dunque, in tempi di boom e anche in tempi di crisi. Tutto scorre. Il Paese dei ricchi e dei poveri (molti di più) resiste. E anche le canzonette e i ricordi, quelli lieti e quelli tristi, danno una mano.
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