Resistendo al correttore di Word, intendo raccontare la storia di uno strano essere, Lalitalia, appunto.
Ammettiamolo, Lalitalia siamo un po’ tutti noi. Non siamo diversi da quella compagnia di bandiera che al momento della vergogna, la cancella, la bandiera, non sapendo che magari amplifica così l’effetto. “Mi si nota di più se ci sono o se non ci sono?” Ma se prima ci sono e poi non ci sono più, l’effetto è doppio!
Che destino quella brava gente di Patrioti (con la maiuscola, il corsivo ma senza ironia, qualcuno lo conosco) che ha creduto di fare il bene della nazione e dell’economia, mettendo soldi ed energie proprie in un’impresa che oltre ai prevedibili danni ha recato loro amarissime beffe. Dobbiamo rendere loro onore, se non merito, perché non si può negare che abbiano sostanzialmente fallito. Ma onore sì, perché andando contro ogni logica ed inveterata abitudine nazionale, ci hanno provato.
Forse hanno sopravvalutato le capacità imprenditoriali del privato, forse sottovalutato l’inerzia della struttura e del personale forgiato da troppo tempo dalla mentalità statalista, forse hanno avuto la sfortuna di trovarsi nella tempesta economica mondiale, fatto sta che quella cancellazione della bandiera anticiperà di poco se non una cancellazione, un passaggio di mano e un drastico ridimensionamento.
L’Alitalia ha perso la bandiera e Là l’Italia ha perso la faccia e le ali. Ma purtroppo è solo il caso più recente, temo non sarà l’ultimo.
I più recenti, del tutto simili, si chiamano ILVA e Fabbrica Italia.
Ma potremmo dire “energia nucleare”, ponte di Messina, ferrovia Lione-Torino, dovremmo dire Ferrovie dello Stato, se facessimo bene i conti tra contributo pubblico e resa all’utente. Rischiamo di dover dire ENI, se continua l’attacco giudiziario ad un ente “costretto” ad operare in Stati dove certe violazioni delle regole sono la norma non scritta e non l’eccezione.
Forse pure, in contesti diversi, non capita qualcosa di strano e di ingovernabile all’industria della difesa, raccolta sotto l’egida pubblica a nome Finmeccanica?
E non vi stupisce che il caso Monte dei Paschi scoppi per una “rivelazione”, non divina, ma di un articolo di giornale, nell’incolpevole ignoranza degli organi di vigilanza e degli stessi attuali amministratori? E non vi pare strano che si presteranno alla stessa banca (non la chiamo qui con il suo nome per evitare giochi di parole con il suo plurale) milioni di euro pari ad un gettito IMU?
E sapete come funziona il prestito europeo salva-Grecia? Lo dico in termini un po’ semplificati: la Grecia paga il 3% circa, gli Stati che concedono il prestito devono ovviamente finanziarsi alle condizioni che il mercato consente loro, con il risultato che la Germania, per esempio, ci guadagna un pochino e Lalitalia, noi, che ci finanziamo al 4,5% ci rimettiamo pure!
Mi fermo per non correre il rischio di finire nell’antipolitica o nel comizio elettorale.
Ma dobbiamo pur trovare il modo di governare un po’ meglio le nostre faccende.
Credo che qualche ricetta sia migliore di altre, che molto sia troppo vecchio e che il poco di nuovo che può sbocciare stenta a crescere e ancor più ad essere riconosciuto, ma Lalitalia siamo noi, se non cambiamo noi, Lei non cambierà!
Cara Lalitalia, perciò, da domani datti da fare, pensa, agisci, vota, cambia.
E io, domani? Come cambierò? Da domani dieta! E cyclette.
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